Stamattina mentre stringevo la stringa delle scarpe le ho guardate per bene e ho tentato di chiedere loro da quanto tempo svolgevano il prezioso servizio di accompagnare i miei passi. Mi sono reso conto che da molto più di un anno, forse due, sono mie fidate compagne giornaliere.
Ho pensato alle mani sconosciute che le avevano create in modo così bello da renderle ancora piacevoli da sembrare quasi nuove. Come mi piacerebbe incrociare il viso di quella o quelle persone, e dire loro che il loro lavoro è risultato preziosissimo lavoro ha avuto un notevole successo, permettendomi, non solo di fare bella figura, ma soprattutto di farmi stare bene nel corso delle giornate.
Quando stanno bene i piedi, sembra che tutto il corpo stia bene. Mai provato a camminare anche con un minuscolo sassolino nelle scarpe? Sembra quasi impossibile come possa influenzare negativamente nel benessere globale della giornata.
Penso alle scarpe perché le collego necessariamente al camminare, al muoversi, all’andare verso. Si sa che anche l’esperienza umana è un continuo e progressivo “andare”. La vita è tutta un partire e un arrivare e, mai si finisce.
Così, il tempo che ci è dato da vivere, ci ricorda che siamo sempre in cammino. Che c’è sempre una meta che ci aspetta, un obiettivo da raggiungere, un desiderio da assecondare, un sogno da realizzare, … Ancora una volta all’orizzonte del tempo prossimo apparirà la Solennità della festa più amata dagli uomini: il Natale!
Ebbene il tempo di Avvento è tornato! Senza accorgerci ci risiamo! Ancora una volta questo tempo ci coinvolge e copre, meglio ancora … ci rimette in pista. Pronti a ripartire?
L’invito è sempre forte e in questo tempo, dove regna sovrana e quasi incontrastata la parola “crisi”, diventa una provocazione molto forte e incisiva. Siamo invitati ad entrare nel tempo della speranza.
Avvento vuol dire letteralmente avvicinarsi, venire vicino, venire incontro, …
È il tempo per chi si incammina. Il tempo in cui tutto si fa più vicino: Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso.
Avvento possiamo dire, è il tempo in cui possiamo imparare che cosa sia davvero urgente: abbreviare le distanze e tracciare cammini d'incontro!
Nel Vangelo il padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi.
È un grande atto di fiducia, da parte di Dio ed è assunzione di una responsabilità enorme, da parte dell'uomo.
Quando Dio ha creato l’uomo l’ha posto custode del creato. (vedi Gn 2,15)
Ma, come custodire i beni di Dio che abbiamo fra le mani, cioè il mondo e ogni essere vivente?
Ci siano di conforto le parole di Ermes Ronchi:
Il Vangelo di questa prima domenica di Avvento ci propone due atteggiamenti iniziali: fate attenzione e vegliate!
Tutti sappiamo che cosa comporta una vita distratta: fare una cosa e pensare ad altro, incontrare qualcuno ed essere con la testa da tutt'altra parte, lasciare qualcuno e non ricordare neppure il colore dei suoi occhi, per non averlo guardato. Gesti senz'anima, parole senza cuore.
Vivere con attenzione è l'altro nome dell'Avvento e di ogni vita vera.
Ma, attenti a che cosa?
Siamo invitati ad essere attenti alle persone, alle loro parole, ai loro silenzi, alle domande mute e alla ricchezza dei loro doni.
Quanta ricchezza di doni sprecata attorno a noi, ricchezza di intelligenza, di sentimenti, di bontà, che noi distratti non sappiamo vedere.
Quanta ricchezza di doni sprecata attorno a noi, ricchezza di intelligenza, di sentimenti, di bontà, che noi distratti non sappiamo vedere.
Siamo chiamati ad essere attenti al mondo grande, al peso di lacrime di questo pianeta barbaro e magnifico, alla sua bellezza, all'acqua, all'aria, alle piante.
Attenti infine, alle piccole cose di ogni giorno, a ciò che accade nel cuore, nel piccolo spazio che mi è affidato.
Il secondo verbo: vegliate.
Vegliare, contro la vita sonnolenta, contro l'ottundimento del pensare e del sentire, contro il lasciarsi andare.
Vegliate perché c'è un futuro; perché non è tutto qui, il nostro segreto è oltre noi, perché viene una pienezza che non è ancora contenuta nei nostri giorni, se non come piccolo seme.
Vegliate perché c'è una prospettiva, una direzione, un approdo.
Vegliare come un guardare avanti, uno scrutare la notte, uno spiare il lento emergere dell'alba, perché la notte che preme intorno non è l'ultima parola, perché il presente non basta a nessuno.
Vegliate su tutto ciò che nasce, sui primi passi della pace, sui germogli della luce.
Attesa, attenzione, vigilanza sono i termini tipici del vocabolario dell'Avvento e indicano che tutta la vita dell'uomo è tensione verso, uno slancio verso altro che deve venire.
L’Avvento ci dice che il segreto della nostra vita è oltre noi.
Allora è sempre tempo d'Avvento, sempre tempo propizio per abbreviare distanze, per vivere con attenzione. È sempre tempo di adottare strategie di risveglio della mente e del cuore, in modo da non arrendersi al preteso primato del male e della notte, in modo da non dissipare bellezza, e non peccare mai contro la speranza.
Riprendo a guardare le mie scarpe e penso all’invito di continuare il cammino con fiduciosa speranza. Mi sento spronato a muovere i passi del mio andare, di muovere piedi, gambe, ma … soprattutto il cuore! Ci sarà pure più buio nei giorni freddi dell’inverno, ma la luce che mi aspetta illumina il cammino e riscalda il freddo del cuore.
Non sarà mai notte se saprò essere attento e vigilante.
Chi vigila, accompagna la notte a disciogliersi alla luce dell’alba e allora sarà vera luce.
Sarà vero Natale. Quel giorno potrò far riposare le mie scarpe ed entrare a piedi nudi con grande riverenza e rispetto, nel cuore del Dio Bambino mi aspetta per sorridermi e riscaldare il cuore, proprio come solo i bambini sanno fare.
Se questo Bambino poi è Dio … allora tanto di più!