In questa domenica il Signore Gesù con una frase lapidaria dice: «Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». E come Cesare cerca la propria immagine su una moneta, così Dio cerca la propria immagine nella nostra anima. Domandiamoci se abbiamo disprezzato l'immagine di Dio in noi, se la nostra vita è sempre secondo il vangelo del Signore, contro la superficialità, contro il disimpegno.
Cesare e Dio. Gesù si confronta con le due più grandi passioni pubbliche: la religione e la politica. Cesare e Dio, materia e spirito, terra e cielo, il tempio e la città: sono i due poli, infinite volte ripetuti, di ogni vita alta, che non voglia essere banale; l'eterno incrociarsi di tutti i bisogni e di tutti i desideri.
Nel punto di intersezione c'è il cristiano, che cerca la sintesi di queste due passioni, quasi una croce composta dall'esistere orizzontale, che è l'abbraccio verso il prossimo, e dall'esistere verticale, che è il cammino verso Dio e verso il profondo. Ancora adesso, per ciascuno, materia e spirito compongono i due bracci della croce su cui esistiamo, noi sintesi di due alleanze crocifisse, di due amori.
Vengono da Gesù farisei ed erodiani, coloro che sono abili dialettici e cercano di porre domande senza uscita, domande le cui risposte scatenino passioni e odi, e creino nemici: «È lecito o no pagare le tasse a Roma?». Gesù aveva fra i suoi discepoli guerriglieri anti-romani, come Simone Zelota, e insieme aveva chiamato dei collaborazionisti dei Romani, come Matteo, che riscuoteva le tasse per Cesare. Ecco la grande scommessa di Gesù: lo scandalo della comunione.
Com'era sua abitudine, Gesù non risponde alla domanda, ma allarga il problema. Se anche noi potessimo avere fra le mani quella moneta romana, capiremmo molto di più. Sulla moneta era scritto "al divino Cesare" o "al Dio Cesare". Proprio questa sintesi pericolosa Gesù vuoi fare esplodere: Cesare non è Dio.
Dice Gesù: Restituite a Cesare, alla politica, il valore, la dignità, i mezzi della politica, e lasciate a Dio il valore di Dio. A Cesare vadano le cose, a Dio vadano le persone. Forse intende dire: date alla materia ciò che è della materia, ma soprattutto allo spirito quello che è dello spirito.
La persona non appartiene al potere, l'uomo è di Dio. L'uomo è quasi come una moneta su cui è riprodotta l'immagine di Dio, E Gesù usa una parola che non vuol dire solo "date", ma più precisamente "restituite". Perché nulla di ciò che hai è tuo. Perché di nulla sei padrone, sei un dono che viene da prima di te e va oltre te: ciò che sei viene da Dio e viene da Cesare, nel senso grande della società, della storia.
Esistere non è un diritto, prima ancora è un debito. Sei in debito verso Dio e verso gli altri, sei in debito verso i tuoi genitori, verso la scuola, verso gli amici, verso chi ti ama, sei in debito verso il lavoro e la fatica di innumerevoli uomini che ora lavorano perché tu possa essere qui, nutrito, vestito, al coperto, udendo e vedendo.
Un tessuto di debiti è la nostra vita. Restituisci ciò che hai avuto: in cultura, in istruzione, in salute, in protezione. L'avere e il dare delle eterne alleanze, l'avere e il dare delle eterne comunioni, perché senza avere e dare non esiste alleanza possibile, non esiste Stato possibile, non esiste Religione possibile.
E come restituire? Pagando il tuo tributo, certo, ma facendo qualcosa che serva a qualcuno: paga il tuo tributo alla fame spezzando il pane.
Dare a Cesare, alla società, al mondo ciò che è suo: tu non puoi essere sazio, se tutti gli uomini non sono un po' sazi; tu non puoi essere felice, se tutti gli uomini non sono, un po' almeno, felici; nessuno può essere perfettamente libero, finché non sono liberi tutti.
Dare a Dio i talenti, ma moltiplicati; dare la gratitudine, restituire a Dio la sua immagine velata e lucente in noi, e poi dare la gioia di vivere, l'umile piacere di esistere della creatura che dice: Ho amato il tuo mondo; hai fatto bene tutte le cose; è bello vivere questa vita: la mia vita e poi la grande, innumerevole vita della creazione.
«Restituite a Dio ciò che è di Dio» significa: riscopri l'impronta di Dio in tutte le cose, ricordati che sei, immagine di Dio.
Non vivere senza mistero, rendi grazie per il miracolo dell'esistere. Ricordati che sei mistero, crocevia di finito e di infinito, crocifisso alla croce di due amori, Dio e il prossimo. Ricordati che sei polvere, ricordati che sei immagine di Dio.
«Restituite a Dio ciò che è di Dio» Parola che dice a Cesare: Non appropriarti dell'uomo. L'uomo è cosa di un Altro. Cosa di Dio. A me dice: Non iscrivere appartenenze nel cuore che non siano a Dio. Libero e ribelle a ogni tentazione di possesso, ripeti a Cesare: Io non ti appartengo. Io, come talento che porta coniata l'effigie di Dio, devo restituire niente di meno di me stesso, ma soltanto a lui.
Cesare e Dio. Diaconia e profezia. Servizio alla città degli uomini, incontro con il cielo. Questo è oggi e sempre il vangelo dei cristiani.